Guida fatturazione elettronica con KS Fattura

Spese in fattura – art. 15 quadro normativo e guida inserimento in KS Fattura 

Rimborsi spese e anticipazioni dei professionisti – art. 15

QUADRO NORMATIVO rimborso-speseA norma dell’art. 54, D.P.R. 22.12.1986, n. 917, il reddito dei professionisti è il risultato della differenza tra i compensi percepiti e le spese sostenute in un determinato periodo di imposta. Tra i compensi percepiti si comprendono anche quelli relativi ai rimborsi spese inerenti all’esercizio della professione. L’art. 36, co. 29, lett. a), n. 2), D.L. 4.7.2006, n. 223, conv. con modif. dalla L. 4.8.2006, n 248, con effetto dal 4.7.2006, ha previsto l’integrale deducibilità delle spese di vittoalloggio, se sostenute dal committente per conto del professionista e riaddebitate dal professionista medesimo in fattura. L’art. 15, co. 1, n. 3), D.P.R. 26.10.1972, n. 633, prevede che non concorrono alla formazione della base imponibile “le somme dovute a titolo di rimborso delle anticipazioni fatte in nome e per conto della controparte, purché documentate”. TIPOLOGIE di RIMBORSI SPESE: spesso i professionisti nello svolgimento della propria attività si trovano a dover anticipare delle somme di denaro per conto del cliente. Di solito, tali anticipazioni vengono riaddebitate al cliente tramite emissione di regolare fattura.

Come inserire un rimborso spese – art. 15 in KS Fattura?

Inserire un rimborso spese  – art. 15 in KS Fattura è molto semplice. In fase di creazione di una fattura, nella sezione righe del documento, basterà descrivere la spesa, specificare l’importo e scegliere dal campo “Iva” la voce “N1 (escluse xe art. 15). Vedi immagine sottostante. rimborso-spese-art15

Quali tipologie di rimborsi spese si possono considerare da “art. 15”?

Di seguito analizziamo le varie tipologie di rimborsi spese. I rimborsi spese spettanti al professionista si distinguono in due categorie:

  • anticipazioni effettuate in nome e per conto del cliente;
  • rimborsi spese assimilati ai compensi.

Anticipazioni effettuate in nome e per conto del cliente: le anticipazioni effettuate dal professionista in nome e per conto del cliente costituiscono delle semplici anticipazioni finanziarie e sono ad esempio:

  • pagamenti anticipati di documenti di spesa intestati al cliente;
  • acquisto di marche da bollo, diritti di cancelleria, diritti camerali, diritti di segreteria, ecc., in nome e per conto del cliente;
  • pagamenti di imposte, tasse di concessioni governative, ecc., in nome e per conto del cliente.

Tali anticipazioni devono:

  • essere analiticamente documentate;
  • far riferimento ad un mandato con rappresentanza  tra il cliente ed il professionista ex art. 1804 c.c.

In questo caso, il documento di spesa va intestato al cliente. Il professionista che addebita la spesa al cliente deve:

  • registrare la spesa come anticipazione, senza recuperare l’Iva;
  • emettere una nota spese al cliente, separata o in fattura (esclusa dalla base imponibile Iva ex art. 15, co. 1, n. 3), D.P.R. 26.10.1972, n. 633);
  • registrare, se in contabilità ordinaria, nel registro cronologico, le movimentazioni finanziarie (anticipi-rimborsi); se, invece, in contabilità semplificata, la nota spese (esclusa dalla base imponibile Iva ex art. 15, co. 1, n. 3), D.P.R. 633/1972.

Riepilogando, i rimborsi delle spese anticipate in nome e per conto del cliente, qualora vengano rispettate le condizioni suindicate, sono esclusi dall’Iva, non vanno assoggettatia ritenuta d’acconto e non concorrono a formare né il volume d’affari né il reddito professionale. Nel caso in cui il professionista sostenga delle spese per conto del cliente, ma a nome proprio, con relativo documento di spesa intestato all’esercente la professione, le stesse concorreranno alla formazione del reddito di lavoro autonomo, saranno soggette aritenuta d’acconto e saranno imponibili ai fini Iva. Rimborsi spese assimilati ai compensi: sono correlati a spese sostenute dal professionista in nome proprio, ma per conto del cliente, nell’ambito dello svolgimento di uno specifico incarico. Esempi di tali rimborsi sono rappresentati da:

  • spese generali di studio;
  • spese di trasferta.

Tali spese possono essere documentate (a piè di lista, ad esempio spese per trasferte) o meno (a forfait, ad esempio spese generali di studio). L’eventuale documento di spesa va intestato al professionista. Il professionista che addebita la spesa la cliente in questo caso deve:

  • registrare la spesa tra gli acquisti e recuperare l’Iva;
  • emettere fattura (la spesa forma la base imponibile sia i fini Iva che ai fini previdenziali);
  • registrare la fattura di vendita (con Iva e contributo previdenziale).

I rimborsi spese assimilati ai compensi vanno assoggettati sia ad Iva (22%) che alla ritenuta d’acconto Irpef (20%) di cui all’art. 25, D.P.R. 29.9.1973, n. 600. Pertanto,concorrono a formare sia il volume d’affari che il reddito professionale. RIADDEBITO di SPESE COMUNI a PIù PROFESSIONISTI Particolare interesse è il caso in cui più professionisti, non uniti da vincoli associativi, dividono lo stesso studio, in cui esercitano la propria attività, usufruendo di servizi comuni (ad esempio telefono, energia elettrica, ecc.) la cui fornitura è intestata ad uno solo di essi, il quale deve procedere alla fatturazione della quota parte di spese imputabili agli altri professionisti. Sull’argomento manca una norma di legge esplicita ed in dottrina esistono varie posizioni. Secondo l’orientamento espresso dall’Amministrazione finanziaria (C.M. 18.6.2001 n. 58/E, p.to 2.3) il riaddebito da parte di un professionista che le ha sostenute, delle spese comuni dello studio utilizzato da più professionisti, non costituiti in associazione professionale, deve essere realizzato attraverso l’emissione di una fattura assoggettata ad Iva. Ai fini reddituali, le somme rimborsate agli altri utilizzatori comportano una riclassificazione in diminuzione del costo sostenuto dal professionista intestatario dell’utenza. A parere di chi scrive, l’Amministrazione finanziaria non tiene conto delle spese che non sono state assoggettate ad Iva. In buona sostanza, per quanto riguarda il trattamento Iva, si ritiene che tali riaddebiti dovrebbero seguire il regime previsto per il relativo servizio: pertanto, sono da assoggettare ad Iva con aliquota del 22% i riaddebiti relativi a telefono, energia elettrica, utilizzo di attrezzature, ecc., mentre dovrebbero essere esenti da Iva i riaddebiti relativi ad assicurazione, locazione da privati, ecc. Per completezza d’argomento, si riporta la posizione espressa sul punto dalla Libera Associazione Dottori Commercialisti (Ladc) nella Norma di comportamento n. 93, in base alla quale, il riaddebito di costi di studio per servizi utilizzati promiscuamente da più esercenti arti e professioni non rientra nel campo applicativo Iva, né concorre alla formazione del reddito di lavoro autonomo. Secondo tale Associazione, infatti, per il professionista intestatario dei contratti, le spese deducibili sono quelle totali di studio meno le note addebitate. Inoltre, il riaddebito di spese comuni non andrebbe assoggettato ad Iva, in quanto non rappresenta né cessione di beni né prestazioni di servizi. DEDUCIBILITÀ ai FINI delle IMPOSTE In materia di reddito di lavoro autonomo, l’art. 54, co. 5, D.P.R. 917/1986, già poneva un tetto alla deducibilità di tali spese, per l’ipotesi in cui le stesse fossero sostenute direttamente dal professionista. In particolare, la deduzione era consentita nel limite del 2% dell’ammontare complessivo dei compensi percepiti nel periodo d’imposta. In sostanza, è previsto un ulteriore  limite di deducibilità, in quanto si stabilisce che le spese relative a prestazioni alberghiere e a somministrazione di alimenti e bevande – purché inerenti all’attività professionale – rilevano nella determinazione del reddito di lavoro nella misura del 75%, anziché del 100%, e in ogni caso per un importo complessivamente non superiore al 2% dell’ammontare complessivo dei compensi percepiti nel periodo d’imposta. Pertanto, l’ammontare del 2% dei compensi rappresenta il limite massimo entro cui ragguagliare la deduzione, che comunque spetta solo relativamente al 75% dei costi sostenuti, nell’esercizio della professione, per le prestazioni in argomento. È opportuno ricordare che le modifiche introdotte dal citato D.L. 112/2008 non interessano le spese di vitto e alloggio sostenute dal committente per conto del professionista e da questi addebitate in fattura, le quali restano quindi interamente deducibili. DEDUZIONE INTEGRALE dei RIMBORSI per VITTO e ALLOGGIO: per quanto riguarda la determinazione del reddito dei professionisti, l’art. 36, co. 29, D.L. 4.7.2006, n. 223, conv. con modif. dalla L. 4.8.2006, n. 248, con decorrenza dal 4.7.2006, ha regolato espressamente la fattispecie relativa alla deducibilità delle spese per prestazioni alberghiere e somministrazione di alimenti e bevande in pubblici esercizi sostenute dal committente per conto del professionista e da questi addebitate nella fattura. Fermo restando la natura di compenso dei rimborsi spese, in base alla nuova formulazione del co. 5 dell’art. 54, D.P.R. 917/1986, le spese di vitto e alloggio sostenute dal committente per conto del professionista e da questi addebitate in fattura per l’importo effettivamente pagato dal committente sono integralmente deducibili dal reddito di lavoro autonomo e, quindi, non soggiacciono al limite del 2% previsto dalla parte prima del citato co. 5. Per quanto riguarda gli adempimenti, il committente riceverà da colui che presta il servizio alberghiero o di ristorazione il documento fiscale a lui intestato con l’esplicito riferimento al professionista che ha usufruito del servizio. Il committente comunica al professionista l’ammontare della spesa effettivamente sostenuta e gli invia una copia del documento fiscale ricevuto. È da tener presente che in questo momento il costo non è deducibile per il committente. Il professionista emette nei confronti del committente la parcella, comprensiva dei compensi e delle spese di vitto e alloggio pagate dal committente medesimo, e considera il costo integralmente deducibile, qualora siano state rispettate le predette condizioni. Il committente, ricevuta la parcella, imputa a costo la prestazione professionale,comprensiva dei rimborsi spese.

Informazioni utili. La fatturazione elettronica passo passo!

Come invio le fatture elettroniche?

Prepara la fattura come hai sempre fatto, le informazioni non sono diverse dal solito.  Nella sua anagrafica dovrai solo aggiungere il “codice destinatario” o la PEC compilando l’apposito campo del “Recapito” (non necessario se il cliente è un consumatore Al termine non serve stamparla ma ti basta cliccare su “genera XML” Poi con il servizio con il servizio KS Fattura elettronica gestisci il processo di fatturazione, invi, ricezione e conservazione.

Ricevere fatture elettroniche fornitori

Con KS Fattura scarichi i file delle fatture elettroniche in arrivo dai fornitori (il cosiddetto “ciclo passivo”) direttamente nella piattaforma evitando la scomodità di dover passare dalla PEC! Per iniziare, assicurati che i fornitori inviino le fatture elettroniche al tuo 

codice destinatario:

TRS3OH9

NB: Il codice destinatario è UNICO e UGUALE per tutti i clienti della piattaforma mysond che gestisce ricezione e inoltro delle fatture elettroniche. E’ normale che molti altri lo usino: non ti preoccupare, la piattaforma riconosce le fatture a te indirizzate grazie alla partita IVA e ti consegna solo le tue.

Il tuo commercialista

La fattura elettronica rende molto più efficiente e “fluida” la collaborazione tra il commercialista ed i propri clienti: non è più necessario consegnare al proprio consulente pacchi di fatture emesse e ricevute, tutto avviene su file e l’importazione di questi dati nel gestionale di studio è pressoché automatica con grande beneficio per l’abbattimento degli errori di imputazione dati! In definitiva, grazie al formato XML (fattura elettronica) dal nostro sistema si invieranno le fatture tramite email direttamente al nostro consulente. A breve pubblicheremo un sistema automatico per inoltrare al consulente del cliente le fatture xml inviate e ricevute dai nostri sistemi, in maniera automatica e calendarizzata.

Conservazione sostitutiva

Per tutte le fatture elettroniche inviate e ricevute vige l’obbligo di effettuare la conservazione sostitutiva per 10 anni. Le procedure per la conservazione sostitutiva sono complesse e, nella pratica, inattuabili da imprese di piccole/medie dimensioni. Tutte le fatture inviate o ricevute con KS Fattura vengono automaticamente messe in conservazione sostitutiva a norma di legge all’interno di mysond.

Informazioni utili. Piccolo glossario!

Fatture B2B Fatture tra privati (business to business), ovvero emesse ad un soggetto italiano con P.IVA. Fatture B2C Fatture a consumatori (business to consumer), ovvero emesse ad un soggetto italiano senza P.IVA. Fatture PA Fatture emesse alla Pubblica Amministrazione. AdE Agenzia delle Entrate. XML E’ un linguaggio con cui è possibile descrivere informazioni in modo strutturato. Le fatture elettroniche sono dei file in formato XML realizzati secondo lo schema “FatturaPA” definito dall’AdE. Codice destinatario Conosciuto anche come “codice SDI”, è un codice alfanumerico di 6 caratteri (per la Pubblica Amministrazione) o di 7 caratteri per i privati che identifica l’“indirizzo virtuale” (ovvero la piattaforma software) in cui vanno depositate le fatture inviate al destinatario che adotta tale codice. Le principali software house hanno predisposto piattaforme software accreditate con l’AdE per consentire ai propri clienti di ricevere fatture con un unico codice. I clienti KS Fattura usano il codice della piattaforma mysond: TRS3OH9 PEC Chi non dispone di un codice destinatario può ricevere le fatture elettroniche anche nella propria casella di posta elettronica certificata (metodo più scomodo del codice destinatario). Cassetto fiscale E’ l’area privata che ciascun soggetto (persona fisica, azienda, ente, etc.) dispone nei servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate e alla quale si può chiedere di accedere tramite apposita procedura. Le fatture ricevute vengono sempre depositate nel proprio cassetto fiscale, anche se sono state inviate ad un codice destinatario errato oppure ad una PEC errata! SDI E’ il Sistema d’Interscambio dell’AdE. Ogni fattura emessa transita per lo SDI che la controlla, la memorizza (per le necessità dell’AdE), la trasmette quindi al destinatariO (al codice destinatario oppure alla PEC a seconda dei casi) e la colloca quindi anche nel cassetto fiscale del destinatario stesso.

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